Il ‘Metodo Euterpe’ riassunto nei suoi minimi termini, semmai fosse possibile, ha come sua peculiarità quella di potersi rivolgere non ad una precisa categoria di persone, nel nostro variegato e a volte pressoché inutile modo di identificare le categorie appartenenti al nostro ambiente: al contrario esso ha la capacità di integrare ed essere integrato davvero da tutti senza discriminazione alcuna. Dopo aver introdotto il metodo e sperimentato gli effetti in realtà assai differenti tra loro, ma sempre con risultati assai simili alla fine di ogni percorso, abbiamo individuato un campo d’azione che ci permette di esprimere al meglio, tanto le potenzialità della nostra preparazione, quanto il nostro vissuto esperienziale.
Tale ambito più specifico, allargando la lente d’ingrandimento nella nostra ricerca, interessa ora più direttamente l’allievo portatore di Handicap ed ancor più nel dettaglio quello affetto da Autismo.
La fase iniziale del programma che si propone ha uno scopo conoscitivo e di raccolta delle informazioni di base. Si fa la conoscenza dell’allievo e dei suoi familiari, cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni utili. Per far ciò si costituisce un’equipe di lavoro costituita da personale docente coadiuvato da personale medico operante all’interno della struttura stessa (Psicologi/Psichiatri). Tale staff ha il preciso ruolo di effettuare un’anamnesi preliminare sul “paziente/allievo” che si affida al corso e che viene accompagnato dalla sua famiglia. L’ iniziale analisi è rivolta e modulata opportunamente per ogni singolo fruitore del corso e coinvolge, già dalle prime battute, tutta l’atmosfera familiare o riguardante il vissuto quotidiano del soggetto. Questa sarà una caratteristica che avrà la sua importanza fondamentale per tutta la durata del corso, come si dirà meglio in seguito. Quindi si procede nel sostituire i criteri di applicazione a seconda del lavoro da progettare, cioè rivedendo o all’occorrenza cambiando alcuni parametri in funzione del soggetto protagonista della nostra ricerca. Si consideri che la struttura portante, ossia l’incipit filosofico del Metodo, è costituita proprio dal cosiddetto “principio di applicazione” che consiste nell’applicare potenzialmente lo stesso principio secondo cui chiunque può riuscire a dare forma alle proprie emozioni se stimolato opportunamente, a prescindere dalle sue difficoltà o disagi di varia natura.
L’infinita gamma di abilità e capacità artistiche esistenti in natura ci permette di ricercare queste doti in ambiti assolutamente da esplorare. Perché infiniti modi di esprimersi si nascondono nelle infinite potenzialità della mente e decisamente aldilà delle strutture convenzionali. Dietro questo modo di intendere l’arte in genere viene concepita l’espressione “Oltre ai Linguaggi”. Ne abbiamo conferme puntuali ad ogni incontro diverso. Questa possibilità è data a tutti senza preconcetti, come abbiamo sperimentato con risultati a dir poco sorprendenti, ossia senza che si debba fare necessariamente un distinguo tra individuo normodotato, o portatore di handicap, o bambino, o anziano e via dicendo, comprendendo ogni possibile categorizzazione a cui normalmente siamo abituati. Dunque questa fase iniziale riveste un’importanza fondamentale per individuare quali siano le esigenze del singolo individuo che si affida al Metodo.
Cosa desidera sperimentare? Cosa ci sta comunicando? La partenza è quella di sgomberare il campo da ogni preconcetto e questo è un elemento imprescindibile nello studio dell’anamnesi preliminare che viene effettuata in questo delicato frangente. Al docente non è richiesto altro se non di soddisfare quella precisa esigenza comunicativa, una volta individuata, adattando la filosofia medesima ad ogni colore, o meglio assumendo noi stessi per primi quella forma o quel colore o quel suono che viene riconosciuto e proposto dall’allievo stesso come la chiave per accedere e rendere possibile un contatto con l’ambiente circostante.
Occorrerà principalmente che si impari a comunicare parlando in quel dato linguaggio e stimolarlo valorizzandolo al massimo per arrivare alla fine di un percorso allo stesso risultato.
Assecondare, anzi soddisfare quell’esigenza sarà l’approccio unico per entrare in quel dato mondo, in quello schema mentale che non ammette invasioni a sistemi comunicativi di altro tipo. Questo genere di approccio ha così reso possibile estendere, ad esempio, le tradizionali lezioni di musica anche ad allievi affetti da sindrome di Down oppure autistici o ad altre forme di diverse abilità. Tanto che alcuni di questi allievi (che siamo soliti chiamare i nostri maestri) ad oggi suonano senza alcun imbarazzo su un palcoscenico davanti a nutrite platee e talvolta integrati in veri e propri concerti insieme a dei professionisti. Sono casi questi in cui l’allievo insegna al maestro un diverso modo di approcciarsi alla sua stessa arte. Sussiste uno scambio di esperienze che ha tutt’altro aspetto rispetto a quello lineare maestro-allievo tradizionalmente inteso. Assume piuttosto un aspetto circolare, dal momento che si crea una sinergia fondata sulla fiducia, la stima, la simpatia, il divertimento, la gratificazione che passa da insegnante ad allievo e viceversa.
Ma torniamo alle fasi del nostro corso.
Una volta stabiliti i criteri di applicazione del principio si passa alla fase centrale del corso che vede la sperimentazione guidata di una mistura di arti quali la musica o solo i suoni, le arti figurative o solo le tracce e le forme, il linguaggio corporeo o tutte le espressioni che sia possibile eseguire ed interpretare mediante il corpo, il nostro strumento musicale primordiale. All’interno del corso si alternano diverse proposte in grado di stimolare la creatività e la libera espressione dell’allievo. Quest’ultimo viene costantemente seguito ed indirizzato dallo staff docente ma in questa fase vengono coinvolti ed integrati anche altri soggetti facenti parte del personale scolastico ed ausiliario, a cui verrà richiesto di assistere ed essere presente prendendo parte alle attività.
Quindi si effettuano costanti studi dei comportamenti restituiti dal soggetto durante il corso con lo scopo di affinare il tiro, cercando elementi rispetto ai quali si nota un particolare interesse o una simpatia più marcata da parte dell’allievo ed agevolando così l’accesso nella sfera della libera espressione. Come fase successiva possiamo individuare la richiesta di un feedback da parte delle famiglie. In altre parole si tenderà a studiare quello che sarà un ritorno di impressioni avute dalle famiglie che sono costantemente coinvolte insieme agli allievi che usufruiscono del Metodo. Vengono se così si può dire, monitorati i risultati dello studio e del programma facendo il punto della situazione ad intervalli prestabiliti. Questa periodica raccolta di dati verrà effettuata mediante registrazioni audio-visive o interviste che verranno richieste ai genitori degli allievi, con il fine di elaborarne un articolato materiale documentario sotto forma scritta. Ciò con l’unico scopo che detto materiale, una volta valutato insieme, ricomposto e rielaborato opportunamente, possa essere utilizzato per modificare alcune modalità del nostro operare allo scopo di migliorarlo nelle successive sessioni di lavoro. Una fase di coinvolgimento di altri insegnanti dello stesso Metodo può essere indicativa di una fase finale del programma.
In una rielaborazione conclusiva verranno sintetizzati e valorizzati tutti gli elementi utili alla lettura delle tracce. Tali elementi, se valorizzati nel giusto modo, sono capaci di illustrare all’artista che le ha prodotte la consapevolezza di ciò che si è potuto creare, comprendendo il motivo di quella scelta, e stimolando la ricerca di un senso finale da dare ad ogni propria manifestazione, conscia o non. La consapevolezza di sé può prendere liberamente la forma di qualunque cosa, l’importante è immaginarla e riconoscerla sotto forma di opera d’arte. Ambito dove tutto è possibile, senza limiti.
Tutto questo materiale (essendo stato in parte frutto di esperienze già vissute e documentate seppure più superficialmente di come faremo nel futuro) ci auspichiamo che assuma una valenza tale che possa risultare utile per noi e per altri ancora nel lungo periodo. Possiamo affermare senza timore di essere fraintesi che la speranza e l’impegno che siamo consapevoli di dover affrontare giunti a questo punto possa essere un punto di partenza per noi e di compendio per altri che sono si sono già avviati allo studio sullo stesso argomento, potendo integrare il già ricco patrimonio culturale e scientifico.
Ci auguriamo insomma che anche il nostro lavoro di ricerca, potendo essere documentato nella giusta maniera, possa essere utilizzato a beneficio di tutto un mondo a metà tra la cultura, l’arte, la scienza che sta studiando lo stesso delicato e quanto mai vasto ed affascinante tema dell’Autismo.