MODELLO ORIGINALE “Euterpe Byond Languages”
Nei casi più gravi ove vi siano difficoltà eterogenee quali cognitive, linguistiche, motorie e psicomotorie ma soprattutto nei casi dello spettro autistico, è importantissimo l’utilizzo di composizioni elettroniche.
Vengono acquisite sonorità ambientali (a partire dalla voce materna) familiari all’allievo (10), che risultano il primo elemento conscio/inconscio di contatto con lo stesso. Attraverso questo particolare modo di operare, che ha lo scopo di acquisire informazioni e riscontri, si creano delle circostanze rappresentative e di vita vissuta che stimolano l’interesse dell’allievo al mondo esterno.
Nelle lezioni/step successive, con un’alternanza di sequenze e di sovrapposizione dei suoni e sonorità acquisite, si ricavano vere e proprie composizioni sonore, derivate e ricavate ad esempio, dalla reazione dell’allievo allo stimolo acustico/materno.
Sonorità cangianti tramite cui l’allievo acquisisce sia nuovi elementi di apprendimento che grande interesse per un riconoscimento di se stesso, fondamentale nei casi di autismo.
La complessità di questo Studio- Ricerca è data dalla capacità di sfruttare la possibilità di entrare nel microcosmo sonoro e metterlo in relazione con il macro e viceversa, sviluppando i suoni campionati ad personam ricavati da frequenze di sonorità familiari, ambientali, ma soprattutto personali.
Facciamo uno tra molteplici esempi (cfr allegato 1)
Registriamo un dialogo o “intervistiamo” uno o più componenti il nucleo familiare, ambientale, (scelta derivata dal risultato dell’anamnesi “prossemica/rapporto famigliare” e dal programma iniziale) per acquisire le frequenze contenute nella voce e dal flusso emotivo, che descrivono il rapporto ad esempio tra madre figlio in una giornata tipo.
Con queste registrazione il docente otterrà le informazioni necessarie per far emergere ed individuare le frequenze relative ai vari stati emotivi (ilarità, rabbia, dolcezza, amarezza, canti, incoraggiamenti etc.) che saranno la base e lo strumento delle lezioni.
La riproduzione, dopo essere stata studiata e catalogata nelle varie frequenze, viene proposta come ascolto all’allievo il quale, con le sue risposte psicofisiologiche a precisate frasi o sonorità, ci guiderà progressivamente ad una ulteriore scelta di parole e suoni che più rispondono al suo specifico, momentaneo, stato emotivo.
Con l’ausilio di specifici software, le “sonorità” verranno lavorate a tal punto da farne perdere il significato semantico d’origine oppure modificandone la loro natura acustica:
· Invertendole;
· Amplificandole;
· sviluppando dinamiche di altezze (frequenze) e di intensità (ampiezza);
· roteandole in surround per farne individuare la direzione;
· riverberandole per comprenderne l’ambiente, le distanze e lo spazio da cui provengono;
· rendendole metalliche o di altra natura per capirne la materia, e tanti altri infiniti effetti scaturiti e derivati dall’interesse mostrato dall’allievo verso quelle nuove sonorità.
In questa fase avremo già archiviato una consistente serie di brani audio che corrisponderanno per data e lezione e dove saranno catalogate solo quelle sonorità che hanno procurato una qualunque reazione sia positiva che negativa.
A questo punto, anche se pur iniziale, abbiamo già ricevuto moltissime informazioni psico-cognitive che ci permettono di elaborare e strutturare un programma più specifico per attivare interessi dell’allievo che si rivelano apprezzabili pedagogicamente oltre che terapeuticamente.
Ogni docente, in questa fase, ha per ogni singolo allievo un archivio informatico composto da quattro cartelle nelle quali trova inseriti e catalogati tutti i suoni a lui riferiti, dai suoni originali prodotti dall’interessato a tutti i passaggi di trasformazione. Le sezioni dell’archivio sono composte da:
– Suoni Famigliari;
– Suoni Personali;
– Musiche Conosciute;
– Musiche Elaborate.
Nelle lezioni successive, il docente dopo aver riproposto l’ascolto di uno o più file realizzati negli incontri precedenti, annota e riscontra eventuali nuove reazioni manifestate dall’allievo nel riascoltarsi. Così all’infinito stimolo dopo stimolo, reazione dopo reazione. Questi file riprodotti, permettono al docente di affinare sempre di più il percorso del programma e scegliere le sonorità (strumenti) da elaborare ed attuare nelle infinite sfumature psicofisiologiche.
Altro strumento importante di contatto sonoro è la elaborazione di sonorità che riportano ad esperienze prenatali (11). Il feto è sottoposto a sollecitazioni sonore costanti le quali saranno la base dell’esperienza sonora al momento della nascita. La nostra psiche sonora primaria è composta da suoni del corpo di nostra madre.
Immaginiamo i borbottii del suo intestino come un temporale permanente; la respirazione una risacca incessante come fosse il flusso e riflusso del mare e come sottofondo costante il battito cardiaco; non per ultimo aggiungiamo tutti i suoni/rumori provocati dalle attività e dal suo movimento. Però sappiamo che il feto (12) scotomizza le frequenze basse e comincia a sentire solo a partire dai 2000 Hertz, così come occorrono 110 decibel per penetrare dalla parete addominale.
In questa evidente difficoltà di fronte alla quale viene a trovarsi il pensiero nella sua ricerca, necessita un approfondimento scientifico basato su una letteratura che riesca a stabilire quello che l’inquinamento acustico determina sul feto. Assimilare suoni e sonorità ambientali, come accade per tutta la vita, è il senso di quasi tutte le nostre conoscenze. Per questo, trovare collegamenti acustici che riportano a vissuti ancestrali profondi stimolano, specie nei casi gravi, un risveglio delle memorie primordiali. Così campioni sonori realizzati ed archiviati diventano la base di nuovi apprendimenti ed approfondimenti della nostra ricerca.
Allegati:
Quadro sinottico Original Method